lunedì 19 marzo 2012

Ricordi scolastici

AUTOBIOGRAFIA SCOLASTICA

Diciannove anni. Sono passati diciannove anni dal giorno in cui ho intrapreso il mio percorso scolastico. I primi tre anni della mia vita li ho passati a casa con la nonna, la prozia e i genitori, viziata e coccolata.
In seguito andai alla scuola dell’infanzia.
Mi piaceva andarci, avevo delle ottime insegnanti e questo è ciò che ricordo maggiormente.
Altri ricordi particolari riguardano il terzo anno, periodo in cui le insegnanti ci facevano esercitare scrivendo lettere e numeri su un quaderno.
Rammento anche alcuni dei momenti  della giornata: il pranzo che ho sempre odiato per quell’orribile minestrone di verdure e le attività di gioco successive,  in cui noi bambini ci scatenavamo ben bene per poi crollare subito dopo durante il sonnellino pomeridiano. Cosa che non ho mai fatto, anche perché ero una delle bambine che prendevano lo scuolabus e quindi poco dopo esserci sdraiate venivamo chiamate per andare a casa.
Quei tre anni alla scuola d’infanzia li ho passati piacevolmente e mi dispiacque molto andar via da lì.
Poi la scuola elementare: il mio primo ricordo risale al primo giorno, quando dissi alla maestra di italiano:
"Maestra ma io so leggere” ( e sapevo davvero leggere, avevo imparato a cinque anni!!)
Quindi il primo anno mi annoiai un pochino.
Durante gli anni delle elementari ebbi sia momenti belli che brutti:
fui contenta quando in seconda cambiò la maestra di matematica, materia che fin da subito mi creò problemi e che, con questa nuova insegnante,  riuscii ad apprezzare. Poi  con mio grande dispiacere  se ne andò, e il quarto anno ne venne una terza che non aveva niente a che vedere con la precedente; così il mio disprezzo per la matematica si rinnovò.
Momento memorabile fu quando l’insegnante di italiano mi elogiò davanti alla classe per una verifica fatta benissimo, senza nessun errore a differenza degli altri miei compagni. Forse proprio questa mia bravura suscitò invidia nelle mie compagne e il quinto anno formarono dei gruppettini (i club) da cui mi esclusero. A parte però  queste “problematiche” con le femmine della classe, ho dei bei ricordi legati a quegli anni, tra cui  il periodo del carnevale a scuola: un anno ci fecero vestire come  volevamo, quello successivo ci dissero di portare i vestiti dei genitori per metterli e sfilare davanti a tutte le altre classi, infine l’anno dopo ancora, ogni classe si travestiva seguendo un tema e si esibiva cantando una canzone.
Il passaggio dalle scuole elementari alle scuole medie mi mise molto in difficoltà: oltre che avere ancora le compagne della scuola precedente e portando quindi alle medie le stesse problematiche, mi dovetti abituare al metodo diverso di insegnamento dei professori e al maggiore carico di studio. Le ricreazioni non erano più di mezz’ora ma solo di quindici minuti e gli insegnanti molto più “rigidi” rispetto a quelli delle scuole elementari. Però feci nuove amicizie e mi fu meno pesante l’atteggiamento delle mie vecchie compagne. Con alcuni insegnanti ho avuto un bellissimo rapporto, in particolare ricordo una professoressa di italiano che ebbi il primo anno; inizialmente a me non piaceva per il troppo carico di compiti a casa (pretendeva addirittura che ricopiassimo gli esercizi da fare sul libro a mano sul proprio quaderno), ma quando alla fine andò via perché aveva vinto un  ruolo altrove,   dispiacque a tutti. Era sì severa ma riuscì, con il suo modo di fare ed il suo metodo di insegnamento ad entrarci nel cuore. Personalmente la presi molto male e all’ultimo colloquio dell’anno avevo gli occhi lucidi, tanto che le lasciai un disegnino con una dedica (“Non la dimenticherò mai”). Anni  dopo la andai a trovare e ne rimase stupita, contenta e commossa.
Momento memorabile fu la prima gita scolastica in seconda media: ci portarono all’isola del Giglio per due giorni e fu una bellissima esperienza. La notte ci scatenammo: a giro per le stanze dei compagni, a ridere,  a scherzare, a fare “casino”. E a ricevere il rimprovero la mattina dopo dall’insegnante.
Fu una bella gita ma nulla in confronto a quella dell’anno dopo, quando ci portarono a Venezia: fu “amore a prima vista” perché piazza S.Marco la vidi per la prima volta la notte tutta illuminata. Mi ricordo bene che per una frazione di secondo rimasi senza fiato per lo stupore. Fu quella una delle più belle gite del  mio percorso scolastico.
Durante gli anni delle medie il rapporto con gli stessi compagni delle elementari fu generalmente sempre uguale però ebbi anche la mia “prima” cotta, naturalmente non ricambiata.
Ora che ci penso di nuovo,  sorrido al ricordo di quegli anni in cui ci furono tra noi compagni fidanzamenti, baci, gelosie, litigate, rotture di fidanzamenti, amicizie, inimicizie … peggio di una telenovela!!!
Poi anche le scuole medie finirono e volli iscrivermi ad una scuola superiore dove non conoscevo nessuno.
Scelsi il liceo classico principalmente perché in una settimana le ore di matematica erano solo due. Ma me ne pentii e il secondo anno cambiai scuola andando all’Itas (Istituto Tecnico per attività sociali-Dirigenti di comunità).
Questa nuova scuola la scelsi per le occasioni di lavoro che in teoria avrebbe portato quel diploma: il lavoro nel sociale con gli anziani, con i diversamente abili e con i bambini della scuola dell’infanzia. Soprattutto questa ultima possibilità mi piacque molto.
Durante le superiori riuscii a farmi nuove amicizie e a differenza degli anni precedenti ebbi un rapporto più sereno con i miei compagni di classe anche se non mancarono le litigate.
Solo con S. però riuscii a legare veramente: lei fu capace di capire i miei malumori e cercò sempre di consolarmi nei miei momenti di crisi.
Tutt’ora infatti siamo buone amiche e continuiamo a sentirci e vederci una volta ogni tanto nonostante i mille impegni.
Le relazioni con gli insegnanti furono abbastanza tranquille, anche se non tutti mi piacevano per i loro metodi di insegnamento e per la materia stessa; non ebbi mai discussioni e riuscii a “legare” soprattutto con la professoressa di inglese e il professore di sostegno della classe, i quali nel corso del quinto anno mi aiutarono molto a superare un momento per me molto difficile. Infatti durante gli anni passati non ebbi grande difficoltà nello studio delle materie scolastiche; riuscii sempre a passare con la media del sette ma l’ultimo anno i miei voti erano un po’ calati perché, per problemi sentimentali e personali non riuscivo più a concentrarmi nello studio come avevo fatto fino negli anni passati. Quindi fu proprio il quinto anno uno dei momenti più difficili del mio percorso scolastico alle scuole superiori. Fu invece particolarmente  felice per me il passaggio da una scuola superiore all’altra,  perché mi “lasciavo alle spalle”  materie scolastiche come il latino ed il greco, e tutti i professori del liceo classico che decisamente non mi piacevano per la loro “rigidità”.
Tra le materie scolastiche amavo molto l’italiano, sia per l’ottimo professore, sia per il fatto che ho sempre avuto buoni risultati. Riuscii ad apprezzare particolarmente anche l’inglese perché al liceo classico avevo una insegnante che non sapeva spiegarlo e quando invece cambiai scuola, la primissima lezione della materia mi coinvolse molto; la professoressa mi fece subito una bella impressione e così per il resto delle scuole superiori, ad inglese me la cavai molto bene. Addirittura una volta presi nove ad un compito in classe.
Un momento molto bello delle scuole superiori fu la settimana durante la quale invece di fare lezioni a scuola ci fecero effettuare tirocinio nella scuola primaria dell’infanzia. Il nostro fu un lavoro di osservazione ma comunque aiutavamo le educatrici a tener buoni i bimbi e cantavamo le canzoncine con loro.
Proprio questa esperienza mi portò a decidere il lavoro che volevo fare appena diplomata: l’educatrice di scuola primaria dell’infanzia.
Però,  preso il diploma di maturità,  fu impossibile trovare lavoro: andai subito al centro Informa Giovani di Pisa dove scelsi di lavorare al progetto “Educare al nido” per fare Servizio Civile e successivamente ebbi un colloquio.
 Purtroppo su otto posti disponibili, in graduatoria arrivai sedicesima e così iniziai a cercare altro. Trovai lavoro presso un call-center e  in seguito in un bar-pasticceria. Dopo un po’ di tempo fui licenziata per la mia inesperienza e proprio allora fui chiamata dai responsabili del Servizio Civile che mi chiesero se ero sempre disponibile a partecipare al progetto “Educare al nido”:
alcune  persone in graduatoria si erano ritirate all’ultimo momento. Accettai subito con entusiasmo.
Iniziai a lavorare presso l’asilo nido “Il Canguro”, della cooperativa Paideia, il 15 dicembre 2008 e finii il Servizio Civile a novembre 2009. Fu questa mia esperienza, che porterò sempre nel cuore, che mi spinse ad iscrivermi a Scienze della Formazione (corso Scienze dell’infanzia), decisione che  a distanza di tre anni sono sempre felice di aver preso.
È vero, devo sempre finire il mio percorso universitario ma dal mio primo giorno qui, mi sento molto cambiata: sono convinta che l’università non serva solo a prendere una laurea ma aiuti anche a crescere, a maturare ulteriormente e a responsabilizzarsi.
Da questo corso di laurea quindi mi aspetto non solo una formazione culturale ma anche una personale e professionale.
Cosa voglio fare da “grande”?
Ovvio: l’educatrice di scuola primaria dell’infanzia!!!!
(E spero con tutto il cuore di riuscire a realizzare questo sogno)

Erika Scatena


So che magari è un po' lunghina e non so quante di voi si metteranno a leggerela...ma ho voluto postarla. Mi è piaciuto il lavoro che è venuto fuori...  :D

6 commenti:

  1. Bhè io l'ho letto tutto e mi è piaciuto un sacco conoscere tutte queste cose di te! Il tuo è un sogno bellissimo secondo me, anch'io adoro i bambini!

    RispondiElimina
  2. Il sogno di lavorare in una scuola per l'infanzia ce l'ho anche io, infatti frequento il liceo socio-psicopedagogico!!

    RispondiElimina
  3. Anch'io l'ho letto tutto e... spero tanto tanto che il tuo sogno diventi realtà ♥

    RispondiElimina